Comunicato che ricevo dall'Ufficio Stampa FEI e che come ricevo pubblico:
Festa del cinema di Roma: il pubblico premia anche l'esperantoIl
pubblico della Festa del Cinema di Roma ha scelto "Captain Fantastic"
come miglior film tra la selezione di quest'anno. Il film diretto da
Matt Ross con Viggo Mortensen, presentato in collaborazione fra Alice
nella città e la Festa del Cinema di Roma, ha convinto e conquistato il
pubblico di ogni età con i suoi personaggi fuori dal comune e con le sue
atmosfere sognanti e commoventi. E' un film che premia lo spirito di
questa edizione della Festa unendo gli spettatori adulti appassionati e
l'entusiasmo dei ragazzi delle scuole che hanno riempito le proiezioni a
loro dedicate.
La storia tratta di un padre che nei boschi
cresce sei figli e li educa in maniera intensa fisicamente ed
intellettualmente. Poi un giorno la famiglia è costretta ad abbandonare
il bosco ed a rientrare nella società normale, dove valori e
comportamenti non sono altrettanto virtuosi come quelli del padre nel
bosco. Ad esempio non è permesso parlare in esperanto ma bisogna parlare
la lingua della maggioranza.
Il film uscirà dal 7 dicembre nelle sale italiane.
Umberto Eco: in lode di un samideano.
Umberto Eco è stato, è, certamente uno
dei rarissimi studiosi che, prima d'esprimere un giudizio su qualcosa,
lo sviscera, lo studia e, soprattutto, lo approfondisce. Ciò è accaduto
anche per l'Esperanto allorché ha affrontato il tema della "lingua
perfetta" (giacché prima si era espresso in senso contrario).
L'ho
conosciuto più attraverso la sua vecchia segretaria, la Signora
Simonetta, che frequentandolo di persona ma, credo, di aver utilizzato
dei buoni argomenti nell'interlocuzione con Eco se, proprio a lui,
dobbiamo alcuni paragrafi che centrano molto bene le problematiche dei
Radicali sulla lingua comune della specie umana nel suo libro "La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea".
In una presentazione di quel libro, registrata da Radio radicale, Eco disse «Mi sono studiato la grammatica dell’Esperanto e la sua storia; sono stato affascinato dal personaggio di Zamenhof. Mi
sono accorto che l’esperanto è un capolavoro, costruito benissimo.
Mentre tutte le lingue artificiali tendono all’economia l’Esperanto
tende a sacrificare l’economia per l’ottimizzazione (caso tipico è
l’accusativo).
E’ principio di
economia eliminare le declinazioni perché ci sono le preposizioni, ma
siccome in tutte le lingue dove c’è l’accusativo non è introdotto da
nessuna preposizione ecco che si creano delle ambiguità specie poi se
latinamente lo si usa per moto a luogo. Si dimostra invece che
introducendo un elemento antieconomico Zamenhof ottimizza il
funzionamento.E’ una lingua
che in fondo funziona bene perché è fatta sul modello di quelle naturali
e non sul modello di quelle filosofiche che vogliono dividere il
mondo in tanti pezzi.A tutto
ciò si oppone il vecchio argomento che nessuno è mai stato capace di
imporre una lingua; l’altro argomento che già era stato discusso tra
Encyclophedie e Ideologue, è l’argomento dell’egoismo dei governi: quale
governo accetterà mai di lasciar circolare una lingua internazionale
quando ciascun governo avrà interesse a far circolare la sua lingua.Oggi ci troviamo davanti a due fatti nuovi:Il
primo fatto è la presenza dei mezzi di massa che costituiscono una
sorta di Crusca quotidiana e garantiscono la conservazione di uno
standard malgrado le differenze. Pensiamo al fatto che siamo riusciti a
insegnare l’italiano agli Albanesi e ai Tunisini attraverso Pippo Baudo
quindi non sarebbe impossibile insegnare l’esperanto a tutto il mondo.L’altro
fatto è che potrebbe rovesciarsi il meccanismo perverso dell’egoismo
dei governi. Mentre facevo un corso a Parigi (erano i giorni di
Maastricht) sono stato invitato a numerosi convegni sulla francofonia;
erano impazziti sul problema della lingua. Sembrava che come al solito,
l’ossessione dei Francesi fosse il dovere di prendere atto che
l’inglese è diventata lingua veicolare; sotto mi sono accorto che,
sebbene i Francesi neghino, c’è un altra paura più forte che è la paura
del tedesco.Con la caduta
del muro di Berlino e l’apertura dell’est hanno paura e a questo punto
sarebbero disposti a sostenere l’esperanto all’ONU, all’UNESCO, purché
non passi il tedesco. In un’Europa così frammentata uno Slovacco purché
non passi la lingua maledetta del suo fratello bosniaco o sloveno è
disposto ad impegnarsi sull’esperanto.Effettivamente
devo ammettere che per prima volta nella storia dell’umanità la
situazione potrebbe essere cambiata; potrebbero crearsi forze di
diffusione, alfabetizzazione e imposizione di una lingua veicolare. L’unica
condizione per cui questa lingua possa continuare ad essere
“calmierata” è che sia, come del resto era l’idea di Zamenhof, una
lingua veicolare usata per tante attività internazionali o usata per
tradurre tante opere letterarie ma che non pretende né di essere la
lingua perfetta né di volersi sovrapporre alle lingue esistenti».
Quelle
parole divennero subito la presentazione de "L'Esperanto in un foglio"
edito dall'ERA in un solo foglio A3, con Grammatica del grande storico
della lingua italiana, Bruno Migliorini e annesso vocabolarietto.
Oggi lo mettiamo gratuitamente a disposizione in allegato a questa nota.