giovedì 17 dicembre 2015

15 dicembre - zamenhof-tago

COMUNICATO STAMPA dall'instancabile Renato Corsetti:


cari samideani, cari associati,
oggi è il 15 dicembre.
Una giornata molto importante per la comunità esperantista, in quanto 156 anni fa – il 15dicembre 1859 – nacque a Bjalistoko Lazzaro Ludovico Zamenhof, la persona che ci ha regalato quel meraviglioso mezzo di comunicazione che è la lingua internazionale esperanto.
Durante il primo congresso mondiale a Boulogne-sur-Mer nel 1905 l’assemblea approvò il 9 agosto all’unanimità la dichiarazione di esperantismo, scritta da un comitato costituitosi durante il congresso proprio per redigerla.
Ve ne citerò soltanto l’inizio, invitandovi a leggere il documento integrale nel libro Le grandi personalità dell’Unesco Lazzaro Ludovico Zamenhof edito dalla FEI nel 2009, fortemente voluto e redatto in lingua italiana dall’instancabile Carlo Minnaja.
“… L’esperantismo è lo sforzo di diffondere in tutto il mondo l’uso di una lingua umana neutra, la quale “senza intromettersi nella vita interna dei popoli e non mirando affatto a scacciare le lingue nazionali esistenti” darebbe a persone di nazioni diverse la possibilità di comprendersi tra loro, il che potrebbe servire come lingua di pacificazione delle istituzioni pubbliche in questi paesi, dove diverse etnie si combattono a causa della lingua; in questa lingua umana neutra potrebbero essere pubblicate quelle opere che hanno uguale interesse per tutti i popoli. …”
 
Un particolare ringraziamento ai gruppi che in questa occasione hanno deciso di organizzare un particolare convegno per ricordare agli esperantisti e per informare i non esperantisti dell’inestimabile valore che abbiamo avuto la fortuna di apprendere.
Un ringraziamento anche a tutti i samideani per il costante sostegno al movimento in quanto nessuna costruzione potrebbe svettare senza una solida base!
 
Riflettiamo sul cosa significhi ‘essere esperantisti’ ed agiamo di conseguenza, lavorando tutti insieme per far conoscere sempre di più il grande valore di questa persona semplice e meravigliosa di nome Lazzaro Ludovico Zamenhof.
 
Roma, 15 dicembre 2015
Michela Lipari
Presidente FEI

Posted by: Renato Corsetti    renato.corsetti@gmail.com

martedì 15 dicembre 2015

Oggi la giornata della letteratura in esperanto

COMUNICATO STAMPA che come ricevo pubblico:

Gli esperantisti celebrano oggi 15 dicembre la giornata della loro letteratura. Le prime opere in esperanto sono dello stesso Zamenhof, che presentando la propria lingua al mondo, aveva pubblicato anche traduzioni e testi originali in esperanto. Gli autori di riferimento nel mondo esperantista sono tanti, provenienti da diverse parti del mondo e da diverse culture. Il risultato della loro opera è una letteratura che si caratterizza per la sua multiculturalità, la varietà di temi, di storie, di stili.
Prima ancora di diventare giornata della letteratura esperantista, il 15 dicembre è la data di nascita di Ludvig Zamenhof, il polacco che nel 1887 ha lanciato questa lingua, diffusasi in tutto al mondo come strumento neutrale di comunicazione tra persone di diverse cultura. Zamenhof nel 1959 è stato riconosciuto dall'Unesco come “una delle grandi personalità dell'Umanità". L'anno prossimo, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione,la scienza e la cultura omaggerà ancora una volta Zamenhof. Durante la 38° Conferenza Generale chiusasi il 18 novembre è stata ufficializzata la decisione di inserire il 100° anniversario della morte di Ludovico Zamenhof (14 aprile 2017) tra i 53 anniversari con cui l'UNESCO sarà "associata" nel periodo 2016-2017.

Quest'anno il 15 dicembre ha ancora maggior significato. E' stata infatti finalmente pubblicata la "Historio de la Esperanta literaturo", una preziosa opera che attraversa in 54 capitoli tutta la storia della letteratura in esperanto. Un'impresa, di cui si può fregiare l'Italia. Carlo Minnaja e Giorgio Silfer hanno lavorato ai testi, Perla Martinelli alla copertina ed all'assistenza tecnica, Laura Gilda Paccagnella all'impaginazione, alle illustrazioni ed agli indici, Nicola Minnaja e Michela Lipari alla revisione della maggior parte dei capitoli, la ditta Globalprint di Davide Cappelletti di Gorgonzola alla stampa.

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Federazione Esperantista Italiana
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lunedì 30 novembre 2015

La Сommissione europea discrimina ancora le associazioni giovanili ...

COMUNICATO STAMPA FEI :

La Сommissione europea discrimina ancora le associazioni giovanili in base alla lingua


Il programma Erasmus +, con un bilancio di diversi miliardi di euro, è stato lanciato nel 2013 affinchè i cittadini e le associazioni possano richiedere di ricevere sostegno finanziario per i loro progetti. Teoricamente l'UE dovrebbe garantire parità di accesso alle sovvenzioni e sosterrebbe il multilinguismo. Tuttavia la nuova versione della guida è disponibile solo in una lingua, vale a dire l’inglese, rendendo così distorta la concorrenza fra le associazioni.

Bisogna porre l'attenzione sulle politiche linguistiche inclusive per questo importante programma, in modo che tutti i cittadini e le associazioni europee possano parteciparvi con gli stessi diritti e possibilità. Un anno fa, la Commissione europea ha pubblicato la guida e le regole dell’Erasmus + prima solo in inglese, e le traduzioni nelle altre lingue ufficiali dell'Unione europea sono arrivate molti mesi dopo. Erano più di 200 pagine contenenti la descrizione dettagliata delle complesse procedure per ottenere un sostegno finanziario da parte dell'Unione europea.

La Commissione europea deve fornire rapidamente le traduzioni in tutte le lingue ufficiali dell'UE, in cui e’ stata tradotta la vecchia guida. Nel mese di novembre è stata pubblicata la guida aggiornata del programma Erasmus +, che è il programma quadro dell'Unione europea in materia di istruzione, formazione, della gioventù e dello sport dal 2014 al 2020. E’ interessante notare che non c’è stata alcuna dichiarazione sul quando le altre versioni saranno disponibili e la Commissione europea vieta, inoltre, alle Agenzie nazionali di tradurre i documenti.

Questa situazione non è accettabile.  Si discrimina chiaramente i cittadini, e dà un vantaggio ingiustificabile ad organizzazioni non governative, associazioni ed autorità pubbliche britannici e irlandesi. La Commissione europea deve pubblicare rapidamente le traduzioni degli orientamenti e della pagina di registrazione  nelle altre lingue ufficiali e rinviare le prime scadenze, in modo che tutte le associazioni abbiano le stesse possibilità di partecipare al programma Erasmus +.

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martedì 27 ottobre 2015

mo vene natale ...

COMUNICATO STAMPA del solito Renato Corsetti, che come ricevo pubblico.

Nel nostro subconscio collettivo il 15 dicembre, giornata di zamenhof e di cose collegate, e' assimilata al natale che viene subito dopo. Forse per questo e' una delle feste piu' festeggiate nel nostro ambiente ed i fesgteggiamenti hanno un carattere familiare, con i regali, il torrone, ecc.

Quest'anno l'uea ha deciso di invitare a puntare sui libri. vi allego una fotocopia del manifesto/ino che stanno preparando (e di cui ci faranno una versione in italiano, se gliela chiediamo).

Vogliamo farli contenti ed organizzare una cosa che abbia anche una utilita' informativa esterna?

Quale gruppo se la sente di organizzare nella sua citta' la prezentazione al pubblico non esperantista in uno spazio adatto, ad esempio una libreria, di uno di questi libri (copio dal catalogo della fei)? 
Ballo in maschera a Budapest T. Soros Trad. M. Bracci Testasecca Una storia avvincente durante l’occupazione nazista di Budapest. Un memoriale della vita quotidiana ed una lucida descrizione di quel momento buio. ISBN 88-75-41-200-6 Gaspari Editore, 2011 21 cm., 334 p. € 18,00
Robinson in Siberia T. Soros Trad. M. Bracci Testasecca Una rocambolesca fuga di gruppo nella Russia della rivoluzione. ISBN 88-7541-202-2 Gaspari Edit., Ronchi dei Legionari 2010 21 cm., 126 p. € 14,00
La Projekto M. Miconi Trad. D. Astori Un giovane studente fa un incontro particolare, ed a poco a poco è coinvolto in un nuovo mondo misterioso ed affascinante... Un sogno, un incubo, una realtà? Per scoprirlo non c'è che un mezzo: leggerlo! ISBN 9788896582046 F.E.I., Milano 2013 21 cm., 42 p. € 10,00
Via Zamenhof – Creatore dell’Esperanto R. Dobrzyński La traduzione in italiano del libro “La Zamenhof strato”. ISBN 978-88-8057-350-0 Ed. Giuntina, Firenze 2009 20 cm., 286p. € 15,00
La FEI, da parte sua, mandera' una, due e anche tre copie del libro a coloro che seriamente pensano di organizzare la presentazione. 
Si tratta di un pre-sondaggio. Se pensate di potere e volere organizzare una cosa cosi', scrivetemi (renato.corsetti@gmail.com) e ne parliamo in concreto.
Ciao
Renato

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Renato Corsetti, 117 Dukes Avenue, London N10 2QD, UK/Britujo
tel. +393286315655, +447943137891 renato.corsetti@gmail.com

sabato 26 settembre 2015

A proposito di Giornata Europea delle Lingue....

COMUNICATO STAMPA che come ricevo pubblico:

Da: Ufficio Stampa FEI <stampa@esperanto.it>
Date: 25 settembre 2015 22:05
Oggetto: (comunicato) Dichiarazione della Federazione Esperantista Italiana in occasione della Giornata europea delle lingue


Dal 2001 l’Europa dedica la giornata del 26 settembre ad una delle sue tante ricchezze, quella linguistica. La Federazione Esperantista Italiana (www.esperanto.it) partecipa alle celebrazioni e plaude alla Corte di giustizia dell'Unione europea, che ha recentemente annullato tre concorsi perché l’apposito organismo comunitario Epso aveva preteso la conoscenza di francese, inglese o tedesco come seconda lingua e come idioma di comunicazione per le selezioni. L'organo di giustizia ha, infatti, ravvisato una esplicita “discriminazione” verso i candidati degli Stati con le lingue meno parlate dell’Ue.

La Federazione Esperantista Italiana afferma la necessità di una politica linguistica sostenibile che garantisca sia la governabilità dell'Unione sia il rispetto dei diritti dei suoi cittadini. Essa sottolinea anche l'importanza del plurilinguismo, della diversità culturale, dell'intercomprensione tra i popoli e dello studio delle lingue. Questi sono i pilastri fondamentali del movimento a sostegno dell'esperanto, diffusosi proprio per offrire un fondamento neutrale sul quale gli uomini possano mettersi in comunicazione egualitariamente e fraternamente.

La Federazione Esperantista Italiana, pur nella sua estraneità ad ogni ideologia politica o fede religiosa, apprezza, inoltre, il gesto di papa Francesco I, che nell'Enciclica "Laudato sii'" ha scritto: "la scomparsa di una cultura può essere grave come o più della scomparsa di una specie animale o vegetale". Le lingue sono al tempo stesso espressione e strumento di costruzione di ogni cultura. Proteggere le prime equivale a salvaguardare le seconde.
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martedì 22 settembre 2015

Chi e' insegante nelle medie superiori in servizio?

COMUNICATO STAMPA  che ricevo attraverso Renato Corsetti e che così come mi è arrivato, così pubblico.

 
La FEI per potenziare la sua attivita' nelle scuole ha bisogno di sapere chi degli esperantisti e' insegnante in servizio nelle suole medie superiori. In particolare chi e' in servizio nei licei?

Non temete. Vi verranno solo chiesti dei pareri, niente di piu'. Scrivete a renato.corsetti@gmail.com .

Ciao

Renato

Renato Corsetti
117 Dukes Avenue, London N10 2QD, UK/Britujo
tel. +393286315655, +447943137891 renato.corsetti@gmail.com

sabato 5 settembre 2015

Campana a morto sulla lingua italiana

Ed il bello che a decretarlo sono quelli che per me le definirei (ironicamente!) come la "crema della cultura italiana".

A criticare questa presa di posizione di alcuni docenti, il solito indomabile, inossidabile, inesauribile, incrollabile, il nostro Aldo Grassini, esperantista, prima di tutto, nel cuore.
Ancora una volta ricevo, copio e pubblico questa sua lettera, da leggere con estrema attenzione. (F.G.)

Cari amici,
il buon esempio si perde spesso nell'indifferenza, ma i cattivi esempi si espandono a macchia d'olio. La sapete l'ultima? Sulla scia del Politecnico di Milano, anche il Liceo Classico Statale Tito Livio, uno dei più prestigiosi della città meneghina, non vuole esser da meno ed ha deciso di insegnare in inglese, tutto, anche la letteratura italian, il latino, il greco ecc. e naturalmente raccoglie applausi tra gli insegnanti e le famglie! E' bello esser moderni e che cosa c'è di più moderno che ammazzare la cultura e la lingua italiana?
Naturalmente c'è un problema: dove reperire docenti in grado di insegnare in inglese? Ci sarebbe una soluzione spettacolosa: farli venire dall'Inghilterra o, meglio ancora, dagli USA! Ma non arrivano a tanto: la solerte preside organizza per i docenti un corso intensivo di inglese di due anni (non dice a spese di chi) e tutto è fatto!
Io però che sono il solito basstian contrario ho molti dubbi che dopo questo corso di due anni i professori di filosofia sappiano spiegare la Critica della Ragion Pura di Kant in ingflese (so io quanto dovevo faticare per farla capire ai ragazzi in italiano!). E poi, sarà l'inglese di Oxford o l'inglese del bar della stazione'
Per me si va incontro a due risultati strepitosi: un abbassamento della preparazione a causa delle difficoltà di espressione dei docenti (povertà di linguaggio = povertà di pensiero), e la morte della lingua italiana come lingua della cultura. 
La mia amica Violetta mi parla spesso dell'Etiopia, dove lei va a insegnare come volontaria in un istituto per ciechi di Gondar. Faremo la fine dell'Etiopia dove l'aramaico (lingua antichissima in cui è scritta la Bibbia) è ridotta ad un dialetto e tutto l'insegnamento medio e superiore è fatto in inglese con una preparazione degli studenti a livelli miserevoli! Ma dice la preside del Tito Livio che questo è il futuro e allora diventiamo con gioia coloni dell'Impero!
Un saluto arrabbiato
Aldo
aldograssini1@tin.it     
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domenica 30 agosto 2015

Lotta epistolare tra Titani della Cultura linguistica su quale sarà la Lingua Universale

Da una parte il prof. Aldo Giannuli e dall'altra un altro Aldo, anche lui prof. ma che di cognome fa Grassini ed ha "qualche esperienza" in campo esperantistico. 

Tra due prof., un ignorante da solo fastidio e non può far altro quindi che raccogliere quanto da loro detto e riportarlo qui di seguito. A chi più erudito poi tirare le debite conclusioni. Partiamo proprio dalla replica che ha dato il Prof. Aldo Grassini, al Prof Giannuli, scusandomi per non concedere la priorità agli scritti del Dott. Giannuli quale consueto diritto di ospitalità, ma del resto da esperantista mi si perdonerà l'essere di parte con l'aggravante dell'ignoranza. (F.G.)

 
Preg.mo prof. Giannuli,
 ho letto con grande attenzione e  vivo interesse le Sue argomentazioni critche in merito all'ipotesi che la lingua inglese possa diventare la lingua veicolare universale. Ho apprezzato le documentate indicazioni da Lei apportate e la logica del ragionamento. C'è una parte, però, che non mi è sembrata di pari valore rispetto alla serietà dell'impegno intellettuale, laddove Lei si riferisce alle caratteristiche dell'esperanto. Evidentemente non ha approfondito questo tema con pari rigore. 
Le Sue argomentazioni in proposito sono molto simili a quelle delle origini, quasi delle petizioni di principio che non tengono alcun conto dei 128 anni della storia dell'esperanto. Lei definisce come "esperimenti che non hanno avuto mai fortuna" l'esperanto e gli altri tentativi di creare lingue artificiali. Ma se l'esperanto è l'unico che ha resistito all'usura del tempo ed è ancora vivo e vegeto, ci sarà pure un motivo! E di motivi ce ne sono diversi: basta leggere quanto scrive  Umberto Eco nel suo studio "La Ricerca della lingua pefetta" (1994). E infatti l'esperanto è tuttora diffuso in quasi tutti i Paesi del mondo e costituisce un piccolo poolo (poi neppur tanto piccolo), ma attivo e vivace. Questi 128 anni hanno dimostrato che in esperanto si possono scrivere opere letterarie e saggi scientifici e si può parlare di qualunque cosa e in qualunque tono; esiste ormai perfino un  piccolo popolo madrelingua esperanto dei figli nati in famiglie linguisticamente  miste la cui lingua domestica è appunto l'esperanto. Mancano una letteratura e una cultura? Questa è un'obiezione che poteva esser rivolta al primo impegno di Zamenhof, ma oggi esistono traduzioni in esperanto di tutti i capolavori di tutte le culture, quelle grandi e quelle piccole. Esiste, tanto per fare un esempio, più di una traduzione in esperanto della Divina Commedia in terzine dantesche, mentre non esiste in inglese e in molte altre lingue. E questo la dice lunga circa la fonetica che rende così musicale l'esperanto, pienamente adatto all'espressione poetica anche in versi ritmici e con la rima, e ad esser cantata, come dimostra la sua ricca discografia. Circa il suono del Padre Nostro, beh, il giudizio mi sembra assolutamente soggettivo!
Non c'è letteratura? E i migliaia di volumi di scritti originali in prosa e in versi? E la candidatura di William Auld al Premio Nobel per la letteratura? E le molte traduzioni, pubblicate in diverse lingue, di libri scritti originalmente in esperanto? Oggi non è oggettivamente possibile affermare che l'esperanto non ha una sua letteratura e una sua cultura. 
Quanto al confronto tra l'esperanto e il latino, al di là di qualsiasi altra considerazione, ce n'è una che taglia la testa al toro: l'esperanto è infinitamente più facle del latino! E lo dice uno che, come me, il latino lo ha studiato e lo ha anche insegnato.
E se poi vogliamo semplificare il latino eliminando le declinazioni, le coniugazioni e le eccezioni, finiremmo con il compiere un'operazione analoga alla creazione dell'esperanto su una base lessicale diversa, senza dimenticare che per aggiornare il lessico latino alle esigenze della cultura moderna, dovremmo comunque inventare un gran numero di vocaboli nuovi.
Voglio concludere ossevando che, se il latino è effettivamente una lingua molto sintetica, l'esperanto può esserlo anche di più. Riprendo i due esempi da Lei proposti: "callida iunctura" e "ordo verborum" possiamo tradurli rispettivamente in esperanto con "ruzkunligo"  e "vortordo", con la differnza che  l'esperanto offre una tale libertà nella formazione delle parole che questi due concetti potrebbero essere espressi in parecchi altri modi,
Al di là di questa discussione, sono comunque pienamente d'accordo con Lei, prof. Giannuli: una lingua nazionale non può essere lo strumento migliore per poter fungere da lingua veicolare nel momento in cui questa esigenza si pone come un problema di grande attualità; essa non sarebbe mai neutrale e rischierebbe di fagocitare tutte le altre lingue diventando lo strumento per un processo di colonizzazione culturale a vantaggio della cultura egemone, trasformando la globalizzazione nel trionfo di un pensiero unico che cancella la ricchezza della diversità.    
Con stima
Aldo Grassini                




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http://www.aldogiannuli.it/italiano-quarta-lingua/

L’Italiano è la quarta lingua studiata nel mondo: gli unici a sorprendersi sono gli italiani.

Written by Aldo Giannuli. Posted in Le analisi, Osservatorio Globalizzazione

Un paio di settimane fa, la stampa italiana dava, con un certo stupore, la notizia che l’Italiano è la quarta lingua studiata nel mondo, dopo inglese, spagnolo e cinese, non riuscendo a spiegarsene il perchè.

Le prime tre sono abbastanza logiche: l’inglese è la lingua di un miliardo e mezzo di persone (mettendo nel conto anche gli indiani) ed è la principale (ma non l’unica) lingua franca del Mondo. Lo spagnolo è la lingua di mezzo miliardo di parlanti ed è in rapida espansione negli Usa; quanto al cinese, non solo è la prima lingua di un miliardo e mezzo di parlanti, ma è la lingua del principale paese emergente (forse è meglio dire ”Emerso”) e seconda potenza mondiale. Sin qui tutto spiegabile.

Invece, inspiegabile è che sia quarta l’Italiano, lingua di poco più di sessanta milioni di parlanti (forse settanta se ci mettiamo dentro eritrei, albanesi, somali che lo conoscono e un po’ di italiani all’estero), di un paese relativamente piccolo ed in decisa decadenza, ignorato dalle grandi potenze e ridicolizzato dai suoi piccoli politici passati e presenti.

Precede lingue come il francese, il tedesco, il russo, il portoghese, il giapponese, come si spiega? Il guaio è che i giornalisti italiani sono molto ignoranti e, quel che è peggio, non fanno nessuna ricerca prima di scrivere.

Allora vediamo qualcosa che può spiegare questo strano fenomeno. Prima di tutto, si dimentica che l’italiano è la lingua franca di uno dei principali soggetti geopolitici mondiali: la Chiesa Cattolica. La lingua ufficiale della Chiesa, come si sa, è il latino, ma quella in uso fra i prelati (e spesso anche i semplici preti) di nazioni diverse è soprattutto l’Italiano che è parlato correntemente in Vaticano ed usata prevalentemente dal Papa, vescovo di Roma, anche se non si tratta più di un italiano da quasi quaranta anni. Ed anche in ordini religiosi con i salesiani o i gesuiti, la lingua corrente è l’italiano.

Poi c’è da considerare che l’Italia è uno dei paesi che ha avuto una cospicua emigrazione nell’ultimo secolo: circa 40 milioni di persone sparse soprattutto in Argentina, Usa, Canada, Australia, Germania, Francia e Belgio e non pochi figli e nipoti si sono mantenuti bilingui. Fra l’altro (la cosa non ci inorgoglisce ma deve essere registrata su un piano avalutativo) l’Italiano è spesso usato fra gli uomini di Cosa Nostra o fra gli ‘ndranghetisti sparsi per il mondo ea altre organizzazioni criminali come i colombiani. E anche questo è un fenomeno sociale.

C’è poi l’importanza dell’Italiano sul piano culturale ed anche qui si sono dimenticate troppe cose. In primo luogo si dimentica che l’italiano è la lingua principale del melodramma e nel mondo ci sono tanti melomani che apprezzano molto la nostra musica lirica, basti pensare al successo mondiale avuto da Pavarotti dagli anni ottanta in poi.

Poi la letteratura italiana è sicuramente una delle primissime a livello mondiale; non mi interessa stabilire se sia la prima in assoluto (anche se non mi stupirebbe affatto constatarlo), mi basta sottolineare come essa abbia uno sviluppo continuo nel tempo da XIII secolo in poi, con capolavori di livello mondiale, in tutti i secoli. Quello che non mi pare si possa dire allo stesso livello delle letterature di Inghilterra, Francia, Germania, Spagna e Russia che presentano maggiore discontinuità.

Chi voglia avere una idea del “peso” della letteratura italiana, può consultare la monumentale collana di testi della Ricciardi, ma ripeto che non ha senso stare a stabilire se si tratti della prima in assoluto, basti considerare che certamente è fra le primissime. E non sorprende che ci siano autori italiani (da Petrarca a Gramsci o Leopardi) più amati e letti all’estero che in Italia. Ma qui c’è il ruolo della scuola, il cui principale scopo è far odiare agli studenti tutto quello che fa loro studiare.

Del peso dell’arte italiana, in particolare del Rinascimento, ma non solo, non è il caso di dire e questo spiega (altra cosa non sufficientemente considerata) che l’Italia sia una delle principali mete turistiche nel Mondo.

E, infine (anche la cultura “materiale”, ha il suo peso) tanto la gastronomia quanto la moda nel Mondo parlano spesso italiano.

Che morale possiamo ricavare da questa terribile sproporzione fra l’apprezzamento che la cultura e la lingua italiana riscuotono nel mondo e la pochezza dell’autostima degli italiani? Semplicemente che gli italiani del tempo presente sono impari rispetto al patrimonio culturale che li sovrasta. Peccato.

Aldo Giannuli 
 

    it/inglese-lingua-veicolare/Lingua veicolare: dove sta scritto che debba essere per forza l’inglese?

Written by Aldo Giannuli. Posted in Le analisi, Osservatorio Globalizzazione

Nel Mondo della globalizzazione è inevitabile che si affermi una lingua “veicolare” che permetta di interagire: tanto per dirne una, cosa sarebbe internet senza l’inglese? Dunque, è pacifico che si debba andare ad una lingua di comunicazione, anche se questo non significa affatto che le altre debbano scomparire o diventare lingue di serie B. Il pluralismo culturale resta una fonte di arricchimento insostituibile ed irrinunciabile.

Ed allora, lingua comune sia, ma non è poi così scontato che debba essere l’inglese. Intanto alcuni dati non saranno inutili e li riprendiamo da una fonte insospettabile di anti anglismo, il libro di Huntington sul conflitto di civiltà, per il quale, nel 1992, i parlanti la lingua inglese erano il 7,6%  della popolazione mondiale, mentre il cinese mandarino era parlato dal 15,2% e lo spagnolo dal 6,1%. Una stima decisamente avara che considera solo Usa, Uk, Canadà e Australia e che non tiene conto della tradizionale diffusione dell’inglese tanto nei paesi del nord Europa quanto in quelli ex coloniali come India e Sudafrica. Poi va detto che l’inglese è la lingua più studiata nel mondo. In totale, la stima più realistica è quella di un 20-22% della popolazione mondiale in grado di parlare e comprendere sufficientemente la lingua inglese.

Il numero potrà sembrare basso, dato  che la sola India ha circa il 18% della popolazione mondiale, ma bisogna considerare che una larga fetta degli indiani (regioni rurali interne, sottoproletariato urbano ecc) non parlano affatto inglese ed un’altra parte rilevante parla un inglese molto approssimativo ed elementare, al di sotto del limite di sufficienza. E lo stesso si può dire di paesi come il Sudafrica, il Kenia o Mnmar.

Quanto agli studenti che apprendono l’inglese a scuola, va detto che in maggioranza poi ne conservano solo tracce del tutto insufficienti e, comunque, non sono in grado di utilizzare un dizionario monolingue.

Dunque, nel complesso, circa l’80% della popolazione mondiale non conosce affatto l’inglese o ne ha rudimenti assai scarsi. Anche scendendo al di sotto della soglia di sufficienza e considerando quanti hanno conoscenze utili ad avere una conversazione elementare, non andiamo molto oltre un terzo della popolazione mondiale e, quindi, la grande maggioranza della popolazione mondiale (non meno dei 2/3 ) ignora del tutto l’idioma di Shakespeare.

Per quanto il quinto considerato è sicuramente la parte più dinamica e “globalizzata” (che viaggia, studia, si connette in internet, segue la stampa e la Tv ecc.), siamo ancora abbastanza lontani da quello che potrebbe essere la lingua comune mondiale.

A questo bisogna aggiungere altre considerazioni. Parlare di inglese come di una lingua unica è un po’ fuorviante, in realtà inglese originario, inglese americano e inglese indiano hanno non irrilevanti differenze tanto per la pronuncia quanto per la costruzione lessicale e grammaticale. L’inglese originario è una lingua molto ricca di espressioni idiomatiche che non sempre presenti, ad esempio, nell’inglese-americano che, però, ne ha di proprie. Certo, un inglese ed uno statunitense si capiscono, ma i due idiomi vanno divaricando e l’inglese americano tende a prevalere. D’altra parte, la maggior parte di quanti conoscono l’inglese non come lingua materna, ma per averlo studiato, spesso ignorano quelle espressioni idiomatiche ed hanno un lessico piuttosto ridotto.

Dunque, per una ragione e o per l’altra, una larga fetta di quel 20-22% di cui dicevamo, parla una sorta di “basic english” che assolve a funzioni di livello non eccelso. Inoltre, inizia a profilarsi un fenomeno tipico, quello delle “lingue miste” (lo spanglish nel sud degli Usa e il chinglish in alcune zone  costiere della Cina) che hanno un effetto contraddittorio, perché, da un lato, gettano un ponte fra la lingua franca e quella locale, favorendone la penetrazione, ma dall’altro creano sorta di enclaves linguistiche meno in grado di comunicare con il resto del Mondo, e dunque, finiscono per erodere la diffusione della lingua veicolare.

Ci sono, poi, considerazioni di ordine politico che meritano d’esser fatte: il successo dell’inglese è legato alla sua doppia funzione imperiale, prima con l’Inghilterra e dopo, ed ancor di più, con gli Usa. Il massimo di espansione dell’anglofonia è coinciso con il momento felice del mono-polarismo americano, ma siamo sicuri che il futuro conserva questo ruolo imperiale agli Usa? Il servilismo delle classi dirigenti europee (Francia a parte) dà per scontato che la partita sia chiusa e che l’inglese abbia vinto definitivamente, ma questa è la resa dell’Europa, non del resto del Mondo.

C’è un altro fenomeno che merita di essere notato: cinese a parte, la seconda lingua parlata al Mondo è lo spagnolo, con il 6,5% di parlanti nativi (un po’ di più se a Spagna e America latina ispanofona, aggiungiamo le Filippine), dunque, una percentuale non molto inferiore a quella stimata da Huntington per i parlanti originari di lingua inglese. Vero è che lo spagnolo non ha una India ed è studiato meno dell’inglese, per cui, fatte le stesso considerazioni di prima er l’inglese, il totale di quanti conoscono quella lingua come prima o come seconda, raggiunge a mala pena il 13%, però occorre considerare che il tasso di fertilità dei latinos è nettamente superiore a quello dei nord americani (e non parliamo degli inglesi, canadesi o australiani). In secondo luogo, la forte immigrazione dei sud americani negli Usa sta cambiando la geografia linguistica deli States: già da un ventennio, in molti stati del sud, gli avvisi al pubblico sono trilingui (inglese, spagnolo e spanglish. Infine occorre mettere in conto che, per le stesse ragioni politiche che hanno sin qui assistito l’inglese, in alcuni contesti, lo spagnolo incontra meno resistenze dell’inglese e penetra più facilmente.

In particolare, già da anni si studia la possibilità di un graduale passaggio del Brasile dal portoghese allo spagnolo, anche perché, in questo modo, esso potrebbe più efficacemente aspirare alla leadership continentale. E questo fatto da solo regalerebbe allo spagnolo un altro 4,5% di parlanti sul piano mondiale. Dunque, i giochi non sono per nulla fatti e, in un futuro non lontanissimo, potremmo anche assistere ad una gara fra inglese e spagnolo, mentre, nonostante la grande quantità di parlanti originari, ben maggiore di inglese e spagnolo messi insieme, appare meno probabile un testa a testa fra inglese e cinese mandarino (la maggioranza dei parlanti usa lingue fonetiche e non ideografiche).

Ma è proprio detto che si debba accettare come lingua veicolare mondiale una lingua nazionale? E’ un po’ come avere una moneta nazionale come moneta di riferimento internazionale: significa assegnare a qualcuno un vantaggio su tutti gli altri. In una visione non gerarchica dell’ordine mondiale (o il meno gerarchica possibile) questa primazia non si giustifica ed assegnare questo vantaggio può produrre più attriti di quanto non si immagini.

Dunque, ci sono alternative alla scelta di una lingua nazionale in funzione di lingua veicolare. Una prima alternativa è quella di una lingua artificiale come le “lingue ausiliarie internazionali” che sorsero nel XIX secolo (volapuk, esperanto ecc.) ma bisogna dire che si è strattato di esperimenti che non hanno avuto mai grande fortuna. Costruire un lessico con prestiti linguistici dalle lingue nazionali produce una lingua che ha seri problemi fonetici, ed ancora maggiori di natura grammaticale e sintattica, scarsa armonia ed ovviamente non ha alle spalle una letteratura ed una cultura. Se volete un esempio, basti leggere il padre nostro in esperanto:

« Patro nia, Kiu estas en la ĉielo,
sanktigata estu Via nomo.
Venu Via regno,
fariĝu Via volo,
kiel en la ĉielo tiel ankaŭ sur la tero.
Nian panon ĉiutagan donu al ni hodiaŭ
kaj pardonu al ni niajn ŝuldojn,
kiel ankaŭ ni pardonas al niaj ŝuldantoj.
Kaj ne konduku nin en tenton,
sed liberigu nin de la malbono.
(Ĉar Via estas la regno kaj la potenco
kaj la gloro eterne.)
Amen »

Non mi pare un grande risultato. Le lingue cd ausiliarie sono state prodotti di laboratorio sterili come certi ibridi animali. E si trattava di lingue artificiali costruite tutte su lingue europee, immaginiamo che problemi potrebbero esserci con una lingua artificiale che mescoli anche lingue idiografiche come il cinese, sillabiche come l’indi o il giapponese ecc. Credo non si metterebbe insieme neppure l’alfabeto. Quindi direi che possiamo lasciar perdere questa ipotesi.

Ne esiste un’altra: usare una lingua morta, debitamente aggiornata nel lessico e semplificata nella parte grammaticale e sintattica, riducendo al minimo eccezioni ed articolazioni. L’esperimento è già stato fatto e con successo in Israele, che ha richiamato in vita l’antico ebraico debitamente trattato. Anche l’arabo parlato (non quello scritto che è intangibile essendo lingua sacra), in fondo, è una lingua antica che si modifica e si aggiorna costantemente nel parlato.

Dunque, un’ operazione non impossibile che risolverebbe il problema del vantaggio ad una lingua nazionale (anche se, sicuramente, alcune, per la maggiore vicinanza morta a quella prescelta, avrebbero un residuo di vantaggio).  Personalmente ritengo che la scelta più opportuna sarebbe il latino, in primo luogo per la larga diffusione scolastica di cui gode, perché ha una letteratura importante, perché quasi tutte le lingue europee (quantomeno dell’Europa centrale ed occidentale) hanno attinto ad essa, perché è legata ad un passato storico studiato in gran parte del mondo. Ma soprattutto per un’altra ragione specifica.

Recentemente ho spiegato a dei miei studenti questa mia idea sul latino ed hanno riso, ma non hanno più riso quando gli ho letto questo articolo de “La Repubblica” (22 dicembre 2014): “Perché il latino è la lingua ideale per comunicare su twitter”. Infatti il latino è una lingua sintetica e non analitica e, grazie ad artifici retorici come la callida iunctura (il “nesso furbo”), l’ordo verborum (l’ordinamento delle parole), costrutti sintattici come l’ablativo assoluto ed espedienti stilistici come il verbo sottinteso, ha caratteristiche di asciuttezza e concisione sin qui insuperate, che la rendono adattissima ad usi molto concentrati come twitter o gli sms. Perché non discuterne?

Certo c’è sempre un vizio un po’ eurocentrico, ma sarà sempre meglio che parlare la lingua dell’Impero vivente.

Aldo Giannuli 

giovedì 27 agosto 2015

Giapponesi ed esperantisti al Museo Omero di Ancona

Articolo preso dall'ANSA regionale Marche del 27 agosto 2015 12:26 come da link http://www.ansa.it/marche/notizie/2015/08/27/giapponesi-ed-esperantisti-a-museo-omero_4a9b779b-af35-4ba7-ac01-98738888605c.html  

Visitano anche mostra Rinascimento

Un gruppo di giapponesi e oltre 100 esperantisti provenienti da 20 Paesi, fra cui Cuba, Brasile e Russia, hanno visitato negli ultimi giorni il Museo Tattile Statale Omero di Ancona e la mostra Il Rinascimento oltre l'immagine. Il team di giapponesi, composto anche da non vedenti, ha approfondito la conoscenza della collezione del museo e dei servizi educativi. Gli esperantisti, fra cui 30 non vedenti, prendevano parte al Congresso nazionale esperantisti di San Benedetto del Tronto.
 
 
 

lunedì 29 giugno 2015

Facciamoci conoscere con le televisioni

COMUNICATO STAMPA  che come ricevo pubblico:

 
​Il gruppo di lavoro sull'informazione lancia una nuova campagna "Facciamoci conoscere con le televisioni".

Si sta prospettando la possibilità di fare dei corsi in esperanto su televisioni private e forse anche in quelle nazionali, dato che pure le televisioni son sempre alla ricerca di materiale da mettere in onda.

Abbiamo necessità di trovare qualche volontario/a che abbia già esperienza nell’insegnamento specialmente per le fasi iniziali. Se conoscete materiale utilizzabile per corsi di questo tipo, segnalatemelo.

Fate anche passare la voce a quelli che non leggono questa rubrica, è importante!

Gianni Conti
​ per il Gruppo di lavoro sull-informazione​
giovanni.conti@alice.it
 
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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

giovedì 18 giugno 2015

40 anni dalla scomparsa di Bruno Migliorini

COMUNICATO STAMPA che ricevo dalla FEI

40 anni fa, il 18 giugno 1975 moriva a Firenze il professor Bruno Migliorini.
Nato a Rovigo il 16 novembre 1896, è stato probabilmente il più famoso dei linguisti italiani, anche all'estero. E' stato Presidente onorario dell'istituzione linguistica più prestigiosa d'Italia, l'Accademia della Crusca", professore di Filologia romanza presso l'Università di Friburgo, e per molti anni docente di storia della lingua italiana presso l'Università di Firenze. Ha scritto molto, ci ha lasciato la sua "Storia della lingua italiana" monumentale e senza precedenti, un dizionario italiano completo e aggiornato, e studi linguistici.
Per i suoi meriti negli studi e nell'insegnamento, al prof. Bruno Migliorini è stata concessa una medaglia d'oro dal Ministero italiano della Pubblica Istruzione, e l'Università francese di Aix lo nominò dottore honoris causa. In occasione della sua morte, il Presidente della Repubblica Italiana ha inviato le sue condoglianze, e radio, televisione e stampa hanno ampiamente messo in evidenza la figura di spicco del defunto.
Gli esperantisti hanno particolari motivi per piangere la morte del prof. Bruno Migliorini.
Esperantista già dal 1912, a 16 anni, Migliorini ha fondato un gruppo di sostenitori della lingua internazionale a Rovigo e Venezia (dove è stato anche segretario del gruppo, appena). Successivamente è stato molto attivo a Roma, insieme a suo fratello Elio.
E' stato tra gli organizzatori del 27.esimo Congresso Mondiale di Esperanto svoltosi a nel 1935 e co-fondatore del Centro Esperantista di Milano.
Nel campo scientifico e letterario, ricordiamo che è stato un vice presidente dell'Accademia di Esperanto, scrivendo inoltre grammatiche e poesie in esperanto. Tra le altre cose, è proprio la sua poesia "Al maestri," con la quale, nel numero del maggio 1917, la rivista italiana "L'Esperanto" annunciava la morte del dottor Zamenhof, l'iniziatore dell'Esperanto).

lunedì 4 maggio 2015

Rinnovato il sito www.esperanto.it

COMUNICATO STAMPA:

Cari samideani,
avrete certo notato che da alcuni mesi è in atto un cambiamento del sito ‘www.esperanto.it’.
Lo avevamo promesso a Fai e dopo un momento di ‘assestamento’ abbiamo iniziato la realizzazione pratica.
Al momento il sito è solo in italiano per una precisa scelta. Avendo poche forze lavorative abbiamo deciso che la cosa più urgente sia ‘dialogare’ con gli altri, creare una piattaforma in cui qualsiasi persona cerchi delle informazioni possa leggere, approfondire etc.
Abbiamo cercato di mettere in evidenza le attività in corso, le più attuali, riducendo lo spazio dedicato all’ “archivio storico”.
Abbiamo anche cercato di vivacizzare la consultazione con foto, video ed altro.
Sto usando la prima persona plurale, in effetti io ho solo ‘dato il là’ ma il lavoro pratico è stato fatto da altri, paolo scotti responsabile e gianfranco molle l’effettivo creatore e realizzatore di tutto. Senza di loro io non avrei mai potuto mantenere la promessa.
Ovviamente il  lavoro non è perfetto mancano delle cose, altre sono sbagliate (periodicamente controllo i testi ma non sempre mi accorgo degli svarioni) altre forse non piacciono a tutti.
Vi chiedo quindi di aiutarci a costruire il NOSTRO sito.
Scriveteci per dirci la vostra opinione, i vostri suggerimenti, le vostre critiche,…. anche qualche complimento non ci dispiacerebbe….
leggeremo tutto e terremo tutto in considerazione.
Grazie
Michela Lipari

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by Renato Corsetti 
 

All' EXPO 2015 di MIlano la FEI aperta di sabato

COMUNICATO STAMPA

Cari samideani,
domani si inaugura a Milano l'EXPO 2015, un avvenimento molto importante che certo sarà visitato da molti di voi.
La vostra federazione ha deciso di 'non farvi sentir soli in una città sconosciuta' per cui in alcuni sabati la sede di via villoresi 38 sarà aperta a vostra disposizione.
Il primo sabato sarà il 9 maggio, giornata in cui sarò presente in sede per accogliere gli ospiti - italiani e stranieri - che arrivando in Milano per visitare l'EXPO (e non solo) desiderano incontrare un amico, ricevere informazioni sulla vita della federazione, sul prossimo congresso di San Benedetto del Tronto, acquistare qualche libro, vedere il materiale informativo disponbile.
Il numero telefonico della segreteria è 02 58100857.
Vi aspettiamo dalle 10.00 alle 17.00 (circa).
La presidente Michela Lipari
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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

venerdì 24 aprile 2015

82° Congresso di Esperanto - San Benedetto del T. - 22-29 Agosto 2015

Premere ? per i tasti di scelta rapida.




Ma tu al Congresso Italiano di Esperanto a San Benedetto del Tronto nel 1962 ci sei stato?
Ma che mi hai preso per Matusalemme? I miei genitori ancora non si erano sposati nel 1962.

Buon per voi! Comunque non vi siete persi niente! Ecco il programma della domenica, 16 settembre 1962:

alt

Una o due cose veramente ve le siete perse: l'esame di terzo grado di Ermigi Rodari, attuale capo dell'area milanese, all'epoca apprendista esperantista, ed il discorso in assemblea di Carlo Minnaja, che affermo' che la Gioventu' Esperantista Italiana era pronta a fare miracoli, basta che la FEI sovvenzionasse, sostenesse finanziariamente, pagasse. Si parlo' anche della proposta di legge sull'insegnamento dell'esperanto, di cui si auspico' l'approvazione nei prossimi mesi.

Comunque, adesso vi potete rifare. Andate al sito http://kongreso.esperanto.it/82/ e vedete tutto quello che c'e' da vedere sul congresso di quest'anno a San Benedetto del Tronto. Dopo, certamente vi vorrete iscrivere.

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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

lunedì 20 aprile 2015

23 aprile 2015 : giornata mondiale del libro

COMUNICATO STAMPA che ricevo dalla solita e-mail di Renato Corsetti ed immediatamente pubblico così come pervenutami :

 Cari samideani.

so che arrivo un po’ all’ultimo momento e me ne scuso.
Ma i mezzi di comunicazione pubblicizzano la giornata del 23 aprile – giovedì prossimo – come giornata del libro.
In molte città saranno organizzate delle manifestazione, ad esempio depositare un libro in un determinato luogo e prenderne uno, cioè mettere a disposizione di altri lettori un libro che ci ha interessato.
E’ un’ottima occasione per gli esperantisti per un’azione di propaganda semigratuita:
mettete in questi luoghi di raccolta ad esempio il libro Esperanto oggi o Lazzaro Ludoviko Zamenhof, o Via Esperanto, o altro libro in italiano che presenti un aspetto del mondo esperantista, mettendo eventualmente un recapito all’interno: ad esempio www.esperanto.it
grazie per la collaborazione
michela
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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

lunedì 23 marzo 2015

Messaggio per gli insegnanti

COMUNICATO STAMPA che come ricevo da Renato Corsetti così pubblico :

Cari samideani,
molti di voi sono insegnanti in scuole di diverso grado – dalle elementari alle scuole medie superiori.
Negli ultimi tempi leggiamo notizie preoccupanti per quanto riguarda la sorte del nostro idioma – la lingua italiana – che si vuole confinare a un ruolo marginale, contemporaneamente si indicono convegni per glorificarla e per riconoscere la sua diffusione nel mondo.
Vi sarei molto grata se tutti voi mi comunicaste la vostra posizione nel caso in cui veniste sollecitati ad insegnare la vostra materia in inglese.
Un secondo passo, ancor più importante, che vi invito a fare: potreste sondare l’opinione dei vostri colleghi sullo stesso tema.
Questo potrebbe essere una base importante per un intervento ufficiale della Federazione.
Ricordo che, raggiunta l’unità d’Italia, si ritenne che una lingua unica fosse necessaria come simbolo identificativo per la nazione appena formata, e fu scelto per l’insegnamento nelle scuole il fiorentino colto; in omaggio a questa scelta gli altri dialetti sono progressivamente scomparsi. Oggi la sostituzione dell’italiano con l’inglese comporterebbe la perdita della nostra identità.
Grazie per la collaborazione

Michela Lipari
Presidente FEI

Renato Corsetti  

giovedì 19 marzo 2015

L' incontro con Giuliano Turone


Museo Casa di Dante: secondo appuntamento col ciclo ‘Dante e l’Esperanto’
Il 21 marzo incontro con Giuliano Turone
Riscoprire il valore di una lingua universale in un momento come quello attuale in cui stanno violentemente riaffiorando le divisioni tra i popoli. Ecco il motivo che fa da sfondo alla rassegna ‘Dante e l’Esperanto’ organizzata dall’Unione Fiorentina-Museo Casa di Dante. Sabato 21 marzo alle 17.30 (via Santa Margherita 1) spazio al secondo incontro, organizzato con la Federazione Esperantista Italiana. A parlare di ‘Dante poliglotta’ e a presentare parte del suo monologo ‘Glottide’ sarà Giuliano Turone, magistrato oggi in pensione nonché grande appassionato di lingue, dialetti e, appunto, di Divina Commedia. Non a caso dal 2012 ha creato il sito internet Dantepoliglotta, che contiene “un patrimonio di circa duecento edizioni di traduzioni della Divina Commedia in sessanta lingue e dialetti diversi” e che, come spiega lo stesso Turone, “vuole rendere omaggio all’universalità di Dante facendo conoscere questo ricco patrimonio culturale al pubblico della rete”. Il legame tra il Sommo Poeta e l’Esperanto sta in quella grande e affascinante utopia di poter, un giorno, unire gli uomini grazie all’uso di una lingua comune. Ecco, di questo si parlerà nel corso dell’evento, che rientra nelle celebrazioni per i 750 anni dalla nascita di Dante e nei festeggiamenti per i primi 50 anni del Museo Casa di Dante.                                
All’appuntamento interverranno Silvano Fei e Leonardo Cappelletti, rispettivamente presidente e vicepresidente del Museo, il presidente dell’Associazione esperantista fiorentina Leonardo Pampaloni ed Eugenio Giani, consigliere regionale nonché presidente del comitato scientifico del Museo Casa di Dante. 

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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

mercoledì 11 marzo 2015

Regalo di Primavera

COMUNICATO STAMPA che per intercessione del solito instancabile Renato Corsetti come lo ricevo così lo pubblico:

Cari amici,
Karaj geamikoj,
per aiutare il lavoro dei gruppi, per stimolare l’organizzazione di corsi di esperanto, per incentivare lo studio della lingua
por helpi la laboron de la grupoj, por stimuli la organizadon de la esperanto-kursoj, por akceli la lernadon de la lingvo,
il consiglio direttivo ha deciso di lanciare un’offerta speciale – sino al 30/4 –
la estrara konsilio decidis lanchi specialan oferton – ghis la 30an de aprilo –
potete acquistare il grande vocabolario italiano-esperanto redatto da Carlo Minnaja la pietra miliare della nostra editoria
vi rajtas acheti la grandan italan-esperantan vortaron redaktitan de Carlo Minnaja, mejloshtono de nia eldona agado
al prezzo eccezione di euro 10,00 (dieci!!) oltre alle spese di spedizione.
je la eksterordinara prezo de euro 10,00 (dek!!!) krom la sendokostoj.

Approfittate di questa occasione unica
Profitu je tiu unika shanco

Scrivete al feilibri@esperanto.it   telefonate martedì o giovedi al numero 0258100857
Skribu al feilibri@esperanto.it telefonu marde auh jhauhde al 0258100857

Buon lavoro bonan laboron
Michela Lipari

Inviato da: "michela1" <michela.lipari@tiscali.it>
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renato corsetti
renato.corsetti@gmail.com

domenica 22 febbraio 2015

Dichiarazione della FEI in occasione della Giornata della Lingua Materna

COMUNICATO STAMPA FEI :

Il 21 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata della Lingua Materna, istituita nel 1999 dall'Unesco nell'anniversario delle proteste scoppiate nel 1952 a sostegno del bengalese. Il “Comitato dell'Assemblea Costituente del Pakistan”, infatti, aveva annunciato l'ufficialità del solo urdu nel Pakistan orientale (l'attuale Bangladesh) a sfavore della lingua parlata della maggior parte della popolazione.

Premere ? per i tastUfficio StamIl 21 febbraio di ogni anno si celebra la Giornata della Lingua Materna, istituita nel 1999 dall'Unesco nell'anniversario delle proteste scoppiate nel 1952 a sostegno del bengalese. Il “Comitato dell'Assemblea Costituente del Pakistan”, infatti, aveva annunciato l'ufficialità del solo urdu nel Pakistan orientale (l'attuale Bangladesh) a sfavore della lingua parlata della maggior parte della popolazione.

Ogni individuo è portatore di diritti inalienabili, tra cui quelli linguistici. Questi, tuttavia, sono spesso violati anche vicino a noi. Il mondo, attraverso la resistenza e la liberazione di Kobane, ha preso per esempio della questione curda, il popolo a cui sono negati la patria, divisa da una molteplicità di Stati, e l'uso della propria lingua madre in pubblico.

Non necessariamente dobbiamo spostarci in altri continenti per trovare esempi di politiche discriminatorie. E' sufficiente rimanere nei nostri confini: l'italianizzazione forzata delle "minoranze", come ad esempio nell'Alto Adige/Sudtirol oppure nell'Istria e nella Dalmazia. Queste politiche, violando i diritti dell'uomo, creano tra le comunità solchi profondi e difficili da colmare.
Ciascuno di noi è partecipe attraverso la vita politica e sociale di una comunità: negli ultimi decenni si parla molto di integrazione, inclusione contrapposti all'esclusione ed all'apartheid. La lingua può includere o escludere ma è sbagliato considerare la diversità come un ostacolo alla comunicazione. La Federazione Esperantista Italiana (http://esperanto.us3.list-manage1.com/track/click?u=b43804a752e154246ebf2719b&id=73edd3a52c&e=572eb27a35) considera, invece, tale diversità linguistica come una fonte costante e irrinunciabile di ricchezza.

La chiave di tutto è il rispetto, uno dei principi fondamentali del movimento esperantista. Come spiega il Manifesto di Praga, "la disparità di potere fra le lingue è alla base di una continua insicurezza linguistica o di una diretta oppressione linguistica per grande parte della popolazione mondiale. Nella comunità esperantista gli appartenenti a lingue maggiori e minori, ufficiali e non ufficiali, s'incontrano su un terreno neutrale, grazie alla volontà reciproca di realizzare un compromesso. Tale equilibrio tra diritti linguistici e responsabilità crea un precedente utile a sviluppare e valutare altre soluzioni per la diseguaglianza linguistica e per i conflitti generati dalle lingue."

Il terreno neutrale di cui parla il Manifesto di Praga è l'esperanto, la lingua che da oltre un secolo rappresenta un esempio di efficace comunicazione e rispetto interculturale, forte anche di due risoluzioni Unesco (Montevideo 1954, Sofia 1985).
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Federazione Esperantista Italiana
Via Villoresi, 38, 20143 Milano
http://esperanto.us3.list-manage.com/track/click?u=b43804a752e154246ebf2719b&id=3f8fc7c152&e=572eb27a35 http://esperanto.us3.list-manage.com/track/click?u=b43804a752e154246ebf2719b&id=56e32fd94e&e=572eb27a35