E quando i tagli riguardano la Cultura, questi non sono crudi, ma crudeli.
Le barbare forbici, quest'anno, hanno tagliato questo evento, per soddisfare le esigenze di bilancio che la fredda contabilità dei numeri pretende, vista la penosa situazione di cassa derivante da anni di incopetenti ed incapaci gestioni amministrative.
E queste ora ne sono le conseguenze. Conseguenze che ricadono anche su quella tanto osannata, a parole, cultura che tutti auspicano, ma, da povera Cenerentola dei bisogni, in pochissimi sostengono.
Sono venuto a conoscenza di questo fatto, solo casualmente, in quanto, come curatore di un blog esperantista
http://esperantosottolarocca.blogspot.it/ , non ricevendo notizie in merito a questo evento, ho cominciato a chiedere in giro se qualcuno fosse informato delle motivazioni di tale silenzio.
Ma forse qualcuno si chiederà che cosa sia (ottimisticamente mi auguro di non dover usare il verbo al passato!) questo premio Zamenhof di cui sto parlando e a chi viene assegnato. Dubbio questo, che mi porta giustamente a fornire qualche ragguaglio.
Il Premio Zamenhof viene assegnato ogni anno e questo fin dal 2002, a quei cittadini italiani che si sono distinti nella cooperazione fra i popoli, nella vocazione alla pace, nell’aiuto ai paesi in via di sviluppo e alle lingue cosiddette minori. Appunto lingue minori, ed ecco perchè è intitolato a L. L. Zamenhof, ideatore dell’esperanto, la sola ed unica lingua internazionale. Si prefigge infatti un duplice intento: quello di segnalare all'opinione pubblica, esempi di vita, alternativi a quelli che ci circondano e in secondo luogo di offrire una migliore conoscenza del Movimento Esperantista attraverso quelli che sono i suoi valori fondanti: la pace, la solidarietà tra i popoli, il rispetto per tutte le lingue e tutte le culture.
Credo che sia giusto anche si sappia che questa manifestazione, dall'alto contenuto etico-civile, aveva raggiunto le 11 edizioni, aveva premiato uomini e associazioni importanti e altri con minor visibilità ma sempre impegnati nel sociale, aveva impegnato notissimi artisti (il premio era una scultura appositamente creata), aveva riempito il teatro sperimentale "Lirio Arena" di Ancona, aveva interessato i mezzi di comunicazione (RAI3) non solo locali e regionali, aveva coinvolto anche le scuole.
Quindi la paternità di questo premio è da assegnare alla FEI - Federazione Esperantista Italiana che ne cura l'organizzazione. Affiancata a questa manifestazione, da non dimenticare anche il premio "Umberto Stoppoloni", figura di grande esperantista, che si propone di premiare persone ed "iniziative di solidarietà sociale che soltanto il coraggio e la dedizione di pochi riescono a trar fuori dal regno dell'impossibile".
Dr. Carlo Urbani |
Anche il Comitato d'Onore che aggiudicava (aggiudicherà?) i premi vanta(va) nomi quali il M.o Bruno Bartoletti, Direttore Artistico Emerito del Teatro dell’Opera di Chicago, il Prof. Tullio De Mauro dell’Università “La Sapienza” di Roma, Mons. Antonio Riboldi, Vescovo di Acerra, il Dr. Saverio Tutino, giornalista, il Prof. Antonino Zichichi della Fondazione “Ettore Maiorana”.
Ed ora, ad un tratto, tutto si ferma per il venir meno dei finanziamenti da parte dei maggiori patrocinatori, quali la Provincia di Ancona, la Regione Marche e lo stesso Comune.
Così pure il Museo Omero, altro patrocinatore importante, ma il più "piccolo" della manifestazione, che improvvisamente si è sentito "orfano" trascinato nella costrizione, con enorme rammarico, a seguire tale scelta, seppur restando sempre disponibile qualora si rivedessero le decisioni prese.
Immagino anche i perchè : magari la Provincia, trincerandosi dietro il dubbio amletico "essere o non essere", la Regione ed il Comune più semplicemente perchè le Casse sono vuote, perchè il Governo Centrale ha tagliato a sua volta. Logicamente ritirandosi le Istituzioni regionali, anche i pochi privati hanno fatto macchina indietro.
E così, la decantata cultura, continuerà ad essere tale, solo nei discorsi politici, nelle tavole rotonde, nei convegni. E sapete perchè? Perchè, come diceva "Barigelo" il filosofo di strada anconetano dei primi del secolo trascorso, che noi dorici ben conosciamo, "a discore n'è fadiga...". E' appunto questa invece, l'unica fatica che intende e sembra sia solo in grado di sostenere, chi dovrebbe aprire i cordoni della borsa, ma non lo fa. L'unica dimostrazione per contraddirmi e farmi riavvedere dal mio giudizio, che sarà come sempre in questi casi definito "populistico", sarebbe solo quella di ripristinare questo benemerito premio, il cui costo, tra l'altro, non rientra neppure nell'ordine di milioni.
di Franco Giannini |
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